Guerra

Lontana è questa guerra agli occhi del mondo, lontana è la storia che scende allo spronfo.

Lontana è la guerra ripetono le mamme, lontana non proprio, è lì alle nostre porte.

Lontana è la guerra gli orrori, gli abusi, sono solo nel computer e nei telefoni chiusi.

Lontana è la guerra e la lotta fratricida che di nuovo riappare, storia trita e ritrita.

Un capitolo nuovo o uno vecchio che torna, la guerra è lontana mi rassicuro ogni volta.

Lontana da cosa però non so bene, non dal mio stomaco, dalle lacrime e dall’orribile male.

Non dall’ansia dalla paura e dal grande timore che è vicina la guerra al nostro stivale.

Lontana è la guerra ripetono le mamme, con il terrore negli occhi di chi vede e poi tace.

Siamo qui tutti colpevoli per l’ennesimo disastro, a far i conti con la coscienza che non è affatto apposto.

Siamo tutti “cattivi” noi vivi e sani, abbiam la colpa di tacere e anche di respirare. Chi non parla è crudele ma chi si schiera è un infame, lontana è la guerra per chi aspetta Natale.

Le brutte foto.

Ho una cartella foto sul telefono che si chiama EDAI dove metto gli amici. Quando mi scrivono cose carine, quando mandano gli auguri di natale, quando facciamo videochiamate, faccio screenshot.

Ce l’ho da un pò e quando mi girano i coglioni la scorro. Sono foto orribili nella maggior parte dei casi, tanto da farmi sorridere. Servono foto brutte a questo mondo. A tutti noi, servono foto brutte dove sei costretto a immaginare quel attimo di felicità che c’è dietro il doppio mento, l’occhio socchiuso il capello arruffato. E servono le foto brutte che ricordano anche il brutto del mondo.

Servono al mondo le foto sfuocate, con la grana grossa grossa.

Non per un chè di nostalgico, ma per ricominciare a esercitare la mente alla realtà del brutto. Sono fermamente convinta che questa mania di estetica, di bellezza, di ordine, di servizi di piatti giusti e belli, e case ordinate, con letti rifatti e foto instagrammabili. Sono certa alla fine che Instagram stesso stia lì solo per darci l’illusione che questo mondo stia meglio, stia evolvendo, sia più bello.

Nella pia illusione che se i nostri feed sono puliti e ordinati, se le foto dei figli, degli amici, delle serate a ballare, sono belle. E’ bella anche la nostra vita. E è bello anche il mondo.

Ho un amica lontana , che qualcuno dichiara anche matta, che su instagram non pubblica il bello, ma il vero. Quando scorro il suo profilo, ho una sorta di imbarazzo, un sudore freddo. Mi vergogno, delle mie foto di vacanze e visi patinati.

Abbiamo un gran bisogno di foto brutte. Per esercitarci dinuovo a vivere e a vedere la realtà.

Lettera di compleanno – Zeno 12

A 30 giorni dal tuo compleanno, dopo averlo scritta, cancellata riscritta. >Ricomincio da capo.

Seleziona tutto, cancella e riparti.

Partito, sei tu. Con la nonna. Dopo mesi di simbiosi di cui avevo bisogno io. Non tu. Ma io sì. Per riprendermi dalla notte in cui ho avuto così paura, da accasciarmi in un angolo dell’ospedale e non avere la più pallida idea di come fare a respirare. A non morire. Sono viva solo perché tuo padre era lì. Senza sapere se scrivertelo o no quello che è successo davvero. Lo dico in un fiato solo e poi avanti: è successo che i medici si sono sbagliati, e tu sei vivo per caso o per fortuna, o per come la vedo io, perché qualcuno là sù ci vuole bene.

Sei in vacanza con la nonna tuo fratello e tuo cugino. Libera uscita di una settimana. Io respiro.

La notte alle 2.30 mi sveglio ancora, per un istante, sempre meno cosciente. Era l’orario notturno delle flebo. Controllavo che non si sbagliassero ancora e segnavo nomi delle etichette. Adesso apro solo un occhio. Controllo di essere nel letto a casa e piombo di nuovo nel sonno.

Hai imparato quest’anno a dire no, lo dici in continuazione. E io al contrario, a dire solo sì. Due novità che non fanno bene al nostro già labile rapporto. Sempre più lontano. Mi parli di cose che non capisco e non ascolto. Cerco, per quel che ne posso capire, di essere tua madre. Non una confidente, non un’amica. Una specie di monolite immobile a cui appoggiarti. Su cui sederti quando sei stanco e confuso. Ma senza troppe parole. Le parole dei genitori sono quasi sempre inutili, e confondono.

Doveva essere l’anno della crescita, del cambio di passo. E’ stato un anno di regressione. Doveva essere l’anno delle prime di libertà, ti ho soffocato come neanche a 5 di anni. E’ stato un anno così…

La notte è ancora difficile, per te va meglio, lo vedo e me lo hai detto. Ma la luce la lasciamo accesa comunque. Ci vuole tempo, mi dicono, a dimenticare i suoni delle macchine da ospedale. Li senti ancora? Stai dimenticando? Non ho il coraggio di chiedertelo.

Lo so perché ho riscritto questa lettera mille volte. Perché solo di questo dovevo scrivere e solo di questo non voglio parlare più. Pochi giorni fa qualcuno mi ha dato una nuova prospettiva: E’ importante che tu fossi in un paese dove hanno potuto rimediare all’errore.

Ho pianto quando hai soffiato le candeline quest’anno. Non perché fossi un anno più grande. Ma perché eri lì, a soffiarle. Settembre: si ricomincia.

Hai chiesto di andare a fare skate l’altro ieri, avevo da fare e di base non mi andava di portarti. E’ arrivato il momento che io torni a dire NO e tu, speriamo, qualche Sì.

Tanti Auguri Zeno!

Lettera Di compleanno 16. Guelfo 9.

Scrivo la tua lettera di compleanno, rigorosamente in ritardo, da un appartamento in prestito con vista sui grattacieli di Manhattan. Una vista ipnotica alla mia destra mi permette finalmente di  rallentare e guardare la vita che scorre. 

C’è gente che cammina nei grattacieli di fronte a noi, cucinano, qualcuno è a letto. Di base in questa città dove, mi è sempre sembrato, tutti ironicamente si sentono un pò soli e anche al centro del mondo, nessuno ha il tempo di farsi i fatti del vicino. 

Nessuno, se non i turisti che passano qualche giorno a guardare attraverso i vetri senza tende e persiane dei grattacieli che li circondano. Qualcuno come me. 

Sei qui, in uno stato di agitazione che è quasi il doppio del solito e contenerti è impossibile. Ma non mi arrendo, a volte mi accascio, stremata, pensando che sia semplicemente troppo, ed è in quei momenti che ti fermi, perché tu sai che il limite è stato superato. 

Sei cresciuto e in questo anno hai sfidato ancora di più sia me che tuo padre, una goccia cinese per vedere fino a che punto potessi tirare la corda. La novità è che adesso, quando si spezza chiedi scusa. Sentitamente. 

Facciamo piccoli passi avanti per cercare di integrarci in questa società che sembra fatta apposta per farti sentire fuori luogo. Cerchiamo di trovare la quadra, io e te, a regole sociali e convenzioni che effettivamente viste con i tuoi occhi , sono decisamente senza senso. Studiamo un sacco, che questa fame vorace di informazioni quasi ci travolge e poi ti pungolo nel cercare di accompagnare anche un po’ di esperienza reale. 

Così eccoci qui nella grande mela con tutti e 3 i fratelli, a insegnarti che l’ignoto è meraviglioso, che l’imprevisto e il fuori programma fanno parte della giornata. 

E oltre al fuso orario, oggi mi hai travolto di abbracci e di baci e di grazie e di sorrisi per questa nuova avventura che a te, e anche me in effetti come questa città, sembra enorme.

Stanotte, svegli a orari improbabili ti sei infilato nel letto hai guardato le luci fuori dalla finestra e mi hai chiesto: “mamma , ma tu sei emozionantissima?”. 

Ho risposto “Sì, tantissimissimo”. Ci siamo dati 3 abbracci fortissimi e poi mi hai ordinato di dormire ancora un pò, “che se no domani non ce la facciamo a camminare tanto”.

E adesso dopo la prima giornata di camminata a testa in su, seduti a guardare la magia di questa vista incredibile ti guardo e sì, sono emozionantissima, di un nuovo anno insieme. Di quest’ultimo anno a una sola cifra. Di vederti ostinatamente te, dei tuoi sorrisi, rari ed enormi, della tua invadenza, del tuo essere sempre e comunque fuori tempo, fuori luogo. Del modo in cui mi costringi, ci costringi ,a vedere il mondo fuori dai nostri schemi, a oltrepassare i nostri limiti.

Sì sono emozionata per i prossimi giorni. Per la vita che corre via veloce e che in uno strano ed ironico scherzo del destrino, mi ha regalato te che, nel tuo moto perpetuo, nei tuoi perché, nei tuoi cambi di umore, nei tuoi modi rudi, aggiusti ogni giorno pezzi di me che si erano rotti quando non eri neanche una possibilità.

Buon compleanno Guelfo, che questi 9 anni ti regalino tutto quello che NON vuoi. Che Babbo Natale ci faccia compagnia, speriamo, anche il prossimo anno, che la magia e la meraviglia del mondo ti accompagni ancora per un pò. 

Io e papà ci siamo. Non cambiare anche quando esasperati ti diciamo che devi.

Con amore mamma.

Fallimenti programmati e vittorie certe.

Regola N1. Ad ottobre di ogni anno dichiara fallimento. Ti sarà di grande aiuto.

Un tempo mi sarei solo resa conto che la sessione d’ esame di settembre era andata a farsi friggere o, parlando della preistoria, che il buon proposito di cominciare bene l’anno scolastico si era rivelato un effimero pensiero tra l’ ultimo bagno al mare e l’ottobrata monticciana.

Nei primi anni da madre, il vano tentativo di organizzare l’anno mi ha visto soccombere addirittura a settembre. Adesso preparo le carte per la corte marziale (giudici anni 11 e 9) già ad Agosto. Sia chiaro, ho sempre la ferrea volontà di passare per quel processo di elaborazione del fallimento (personale e non economico) che è propria solo del genere femminile*.

Ma pare che il 2022 mi riservi delle sorprese scoppiettanti. Così mentre la corte si ritirava a deliberare sono successe cose incredibili che potrebbero , a discapito di tutti i bookmaker, ribaltare la situazione:

Wondernonna si è dimenticata uno dei giudici a scuola. Ma non ritardo… proprio dimenticata tipo: “nonna dove sei?” – ” a casa perchè?” – “nonna dovevi venire a prendermi!”

10 punti a mamma che se li è dimenticati a scuola un sacco di volte, ma non ha mai ammesso il misfatto dando la colpa al traffico.

Programmare il proprio fallimento è abbastanza terapeutico. Hai modo di girare pagina lasciando vuoto lo spazio che di solito avresti occupato con i sensi di colpa. E quello spazio vuoto lì, quella assenza di colpa, quella è la vittoria più grande. E’ una vittoria certa.

In questo strano mondo che non capisco un granchè, dove tutto acquista un significato enorme ogni giorno senza che niente metta radici per più di 2 giorni le vittorie certe fanno bene.

Quel senso di leggerezza nel vedere da fuori la giostra che gira ma tu no. E’ un’emozione incredibilmente potente. Dichiarate fallimento, va bene qualsiasi mese dell’anno.

E passate a fare cose più divertenti.

*I maschi non lo sanno che la parola fallimento include anche sfere NON economico lavorative , non diteglielo.

Lettera di Compleanno N 15. ZENO 11.

Le 7 di mattina di mattina in una pensione greca sono l’inizio del tuo tanto atteso compleanno. 

Siamo in alto, il mare si vede in lontananza.

Apri gli occhi. Un enorme sorriso esplode sulla tua faccia, ti cantiamo tanti auguri, sarà la prima di lunga serie durante la giornata; tua sorella accanto nel letto, tuo fratello piccolo in mezzo papà ed io in piedi.

Stretti tutti in una minuscola stanza d’albergo.

Ci aspetta una giornata di visite e viaggio. Meta finale un tuffo in piscina con vista mare.

Siamo in giro da qualche giorno, se possibile quest’anno andiamo ancora più lenti.

Rallentiamo, papà ed io, di anno in anno, quasi scientemente, il ritmo delle vacanze. Nella pia illusione che prendere la strada più lunga dilati il tempo a nostra disposizione.

Macchina, traghetto, macchina, traghetto per raggiungere una Grecia che oggi sarebbe accessibile in poco più di due ore.

Ci abbiamo messo 4 giorni questa volta.

La scelta della pensione fuori dal tempo viene ricompensata da una lauta colazione, fatta di torte appena sfornate, di pane, di marmellate in barattoli di vetro, fuori norma Asl sicuramente. Di frutta tagliata da prendere con le mani, di cose antigeniche. Lontane dal covid.

Siamo a tavola e sorridi, ripeti ossessivamente che oggi è il tuo compleanno e noi stiamo alle tue decisioni. Fa quasi fresco in questa estate rovente e L’oracolo di Delphi ci aspetta per darci speriamo, una speranza nel futuro. 

In cima arriviamo secondi, dopo una famiglia spagnola, siamo al terzo o quarto tanti auguri, tra le proteste perenni del nano più giovane depredato, per oggi, del monopolio della parola e dell’attenzione di tutti. 

L’oracolo non si è pronunciato.

Gita culturale finita, ci trascini per gli orridi negozi di souvenir alla ricerca del tuo regalo. Tentenni pure tu tra quelle brutture e alla fine ti arrendi all’evidenza che nulla può essere comprato. Sarai ricompensato pochi metri più in là da felpa maglietta e camicia scovati per caso. This is Sparta recitano… anche se siamo a Delphi, ma che importa?

Di nuovo colazione su una terrazza vista mondo, tra chiacchere e sorrisi, e un ennesimo giro di tanti auguri. Ad ogni tappa cantiamo, mentre le proteste dal basso per questa bizzarra impresa aumentano.

Di nuovo in macchina, su un passo di montagna, e con tuo sommo entusiasmo passiamo per una nota località sciistica greca, con nolo sci, negozi di attrezzattura rigorosamente vista mare.

Scendiamo dal passo e cantiamo, ancora. 

Ci attende un traghetto dei primi anni 60 rosso fuoco che ci riporta sulla stessa isola. 

E’ così lento che viene quasi da ridere. Fissiamo il mare, alla ricerca di delfini che sia io che tu sappiamo già non vedremo. 

Parliamo; della scuola nuova che verrà, delle tue incertezze adulte, e penso a questi 11 anni. Che segnano un tempo veloce ma lento. 

Dicono gli esperti che i figli ti ascoltano o meglio ancora, ti sentono, solo fino ai 12 anni. Poi la vita se li porta via. Il corpo è ancora con te genitore per qualche tempo, ma è solo il corpo e la necessità basica di avere un tetto sulla testa e di mangiare un pasto.

Se gli esperti hanno ragione mi sono rimasti 12 mesi di te. E mentre scrivo oggi, fisso il blu davanti a noi e penso che la vita è andata esattamente al contrario di quello che avevo pianificato. Per fortuna. 

Così eccoci qui: tanti auguri lenti lenti Zeno. Che questo blu e questo Meltemi ti restino addosso nell’anno a venire. Che questa ultima semplice e serena estate d’infanzia ti resti dentro e sia l’appiglio migliore a stare ben radicato nella tempesta di cambiamento che ti aspetta. 

E per un’ultima volta, Tanti Auguri a te, Tanti Auguri a te, Tanti Auguri a Zeno… Tanti Auguri a te.

Futuro Anteriore e la scuola media

E’ arrivato il tuo tempo descritto e agognato,

è arrivato il futuro che hai tanto decantato.

E’ oggi quel giorno di cui parli da sempre,

quel futuro così lontano che oggi è presente.

Alle 4 finisce il presente da bambino,

alle 5 il futuro diventa vicino.

Mi dicono gli altri che è stato veloce,

questo tempo elementare che sembrava feroce.

Non penso davvero che il tempo sia volato,

ho le rughe, son più vecchia, mentre tu sei maturato.

Il tempo così lungo l’ho sentito ogni giorno,

la fatica, la paura e la felicità tutta intorno.

Da domani un grande salto nella nuova avventura,

ma è il Futuro anteriore che oggi fà più paura.

Sarò stata capace di insegnarti la vita, o quanto meno,

sarò stata sufficiente nel mio compito ingrato

nel lavoro di madre dove commetto reato.

Il reato di assentarmi e lasciarti sbagliare,

troppo? troppo poco? in ogni caso andrà male.

Ma il Futuro Anteriore invece è tuo alleato,

quello semplice è andato, morto, archiviato.

Questa forma verbale ti darà sicurezza,

indica eventi, esperienze che avverranno con certezza.

Il futuro Anteriore te lo impongo da oggi,

per amare senza paura e coltivare nuovi sogni.

Fuori dal tubo.

Oggi sono di carta e penna per cause di forza maggiore.

Ieri, io, mani di burro, ho lanciato il telefono di piatto sul sanpietro Romano e si sà , il sanpietrino non perdona. Così dalle ore 20.30 di ieri sono fuori dal tubo. Attimi di smarrimento, ma giusto attimi e poi una sensazione di … e va beh pazienza ci penso domani.

Domani è oggi e del mio telefono restano poche cose da salvare aihmè. Giusto foto e rubrica perché ovviamente è TUTTO nel telefono. Backup recente, non pervenuto. Tempo stimato di ripristino delle funzioni digitali , dalle 2 alle 3 settimane. E sono qui con un vecchio PC (direi 8 anni/9 anni) da cui accedo all’esenziale: Mail, banca, dropbox.

Così mentre lavoro come si lavorava 10 anni fa, faccio l’elenco delle cose che vorrei fare.

Corso di panificazione selvaggia; che io sta’ cosa del lievito ancora non me la spiego. Dura 3 ore direi che posso affrontarlo in sostituzione dell’ora di cazzeggio sui social, sommata alla mezz’ora di lettura dei gruppi waap quotidiani, più le 2 ore di polemiche sulla chat di scuola.

Viaggio a cavallo lungo il tratturo del Molise. Sì lo sò non ha un cacchio di esotico, ma si fa , sono i vecchi sentieri della trasumanza e non potendo programmare nell’immediato futuro un viaggio in Montana, stufa di rimandare, ho scoperto che anche il tratturo del Molise può avere il suo fascino. AAA cercasi compagna di viaggio che il marito non ama l’equino.

Selezionare, stampare, e incollare le foto del 2021. Lo faccio tutti gli anni. È un buon esercizio di gratitudine nei confronti della vita. Scegliere, ordinare e poi incollare le foto una ad una è un processo che ti impone di tenere ogni attimo vissuto tra le mani per almeno 30 secondi. E se quel momento è su foto ci sono ampie possibilità che sia uno di quelli belli, per cui dire grazie. Ci sediamo vicini io e lui, a fare questo esercizio ogni anno, lui ordina io incollo, anche perché la mia memoria da pesce rosso non metterebbe in fila neanche gli eventi della scorsa settimana.

Ci sono stati anni in cui abbiamo riepito così tanti fogli, da dover incollare le foto vicinissime, quasi sovrapposte, per non doverne scartare troppe. E invece anni in cui le pagine usate dell’album erano davvero poche. Gli anni con poche pagine, una volta incollati tutti i pezzi si chiudono con un rituale quasi catartico. Io di solito sfoglio le pagine e ho la faccia contrita, quasi delusa, magari sospiro, Lui appoggia la sua mano sulla mia e mi dice: ” dove ti porto quest’anno?” È  una domanda che racchiude così tante promesse, così tanto impegno, così tanta pazienza, che ogni volta che accade, cancella la fatica e la delusione. C’è in quella frase un senso di aspettativa e promessa che implica non solo una garanzia di nuove avventure ma anche una consapevolezza unanime che è andata male, motivo per cui ci impegneremo entrambe a fare meglio. Di nuovo. Insieme.

Tutti dovrebbero stampare i loro grazie e tenerli tra le mani almeno una volta l’anno.

Fenomenologia della salvia fritta.

Vi siete mai chiesti perché quando le grandi famiglie si riuniscono si mangia senza sosta?

I pranzi familiari li hanno inventati perché è l’unico modo per tenere insieme le grandi, grandissime famiglie. A bocca piena tutto si svolge secondo strane energie cosmiche ed è la telepatia che regola le tensioni.
Con la bocca piena è difficile litigare, piangere, spiegare, discutere.

È un sorriso verso la macchina fotografica mentre mangiate l’ennesima salvia fritta che suggella il fatto che sì, in fondo, è tutto ok. Anche se di ok non c’è proprio niente in quel momento. E vorresti dire che dall’altra parte della barricata ci sei già stata. Sei stata già quella in mezzo alla guerra di bombe che espolodono accanto a te e dopo le prime 4 , non le senti neanche più. Che lo sai com’è sentire che è andato tutto a puttane. Ma in famiglia, le cose, non si dicono. Si sentono.

Si sente la sofferenza, e si fa finta che non ci sia. Si scacciano via i pensieri – non i tuoi – ma quelli di chi mangia la salvia fritta accanto a te. Per una sorta di osmosi e con la sola forza del primo, secondo, dolce , caffè e ammazzacaffè, si soffoca la sofferenza.

A questo servono quelle montagne di cibo alle riunioni familiare. A con-dividerlo. Io dalla parte sbagliata ci sono finita abbastanza presto. E ero arrabbiata che nessuno mi abbracciasse e mi dicesse – è tutto ok – ora passa. Ero arrabbiata di essere sola in mezzo alle bombe e anzi, spesso le bombe erano fuoco amico.

Poi la guerra cessa e tu sopravvivi, ti spolveri i pantaloni, aggiusti la camicia e sai cosa vuoi dalla tua di vita. Alle abbuffate di famiglia ci arrivi preparata. Sai che niente si dice, e che la quantità di cibo ingerita è direttamente proporzionale al problema.

Così, davanti a un piatto di salvia fritta, chi ti porge il bicchiere di vino e dice che è buona anche la melanzana ti sta dicendo che ti vuole bene. Se nel frattempo prendi un tovagliolo e lo porgi a chi ti sta vicino, per evitare il dramma macchia da olio di frittura, allora quel qualcuno saprà che ci sei, che è tutto ok. Che tutto passa.

Le grandi, grandissime famiglie viste dall’alto, sono semplicemente formate da micronuclei che hanno un componente di contatto. Tipo puzzle. Il tassello di incastro altro non è che un estroverso che si insunua nel micronucleo vicino, e fa da collante. Gli angoli e i lati, pur facendo parte dello stesso puzzle, non si parlano, non si incontrano e non hanno nulla a che spartire. Ma inevitabilmente concorrono tutti a comporre il mosaico, e cosa più importante di tutte a tenerlo in piedi. Si trovano di solito su posizioni diametralemente opposte su tutto ma restano lì a fare da cornice. Sono quei pezzi, tuttavia, che la salvia fritta non la assaggiano neanche per sbaglio.

Lettera di compleanno N.14 – 8 anni G

Guelfo, più di mese di ritardo, ma avevo bisogno di una giornata tranquilla per scriverti la mia lettera di auguri e di giornate tranquille non ce ne sono molte. 8 anni, ed è stato un super compleanno, un mese fa. Eri felice. Lo so perché hai questo modo di ringraziare (raramente) che è totalizzante.

Nei tuoi grazie fatti di abbracci fortissimi, e di sorrisi immensi, c’è un senso di assolutezza che non saprei neanche come spiegare. Sarai un uomo dai grandi eccessi, credo, come estreme sono le tue reazione al mondo.

A settembre hai deciso che in terza, saresti andato bene a scuola al contrario del disastro dell’anno precedente. Lo hai deciso per ottenere un gioco entro dicembre. Lo hai deciso, e lo hai fatto. Così da ultimo della classe improvvisamente dal giorno 1 hai smesso di perderti le cose, hai smesso di non fare i compiti hai smesso di non partecipare. Hai deciso che volevi qualcosa e senza grandi drammmi lo hai ottenuto. Così, senza sforzo. Avrei voluto strozzarti.

In questo perenne alternarsi di giorno e notte, nei tuoi umori, nelle tue passioni, è passato un anno in più ed è stato bello. Perché al di là del momento storico, è un buon momento per noi due. In un equilibrio stabile, fatto di assurde conversazioni da adulti tra una mamma di 40 e un figlio di 8. Lo so che durerà poco e che tra pochi mesi tutto sarà sottosopra ed è per questo che mi piace adesso. Mi segno di nascosto sul telefono le frasi assurde che dici. E’ un momento storico molto complicato, non so cosa ti ricorderai di questo, spero poco e spero che la paura, la paralisi a cui il mondo si sta arrendendo non siano un sentimento che tu possa percepire.

Perché al di là del virus, delle regole, dei limiti che questa assurda, assurda pandemia ci sta imponendo, il dolore più grande, per tutti, credo sia ormai l’assenza di emozioni. E’ uno strano circolo vizioso a cui sono sottoposti forse – spero- solo i grandi. Siamo passati da momenti di dolore, e panico, a una stasi, un’anestesia del non vivere in attesa che tutto passi.

Sono due anni che ci illudiamo di vivere invece mi rendo conto, tu mi fai rendere conto, che galleggiamo, rimbecilliti dai numeri, dalle teorie, dalla falsa promessa di un futuro miracolosamente normale. E nel frattempo aspettiamo, che tutto passi, cercando di non provare paura – tecnicamente di non provare emozioni.

Ed eccoti qui, con i tuoi eccessi, che mi ricordi costantemente che la vita non può e non deve essere una linea piatta su cui tracciare la propira esistenza. Così mi arrabbio, tantissimo, e rido, tantissimo e la tua faccia mi ricorda che no, non possiamo e non dobbiamo aspettare oltre.

Seguono i miei auguri amore. Che sia un anno di montagne russe, che la scuola vada benissimo, e poi malissimo, e poi di nuovo benissimo. Che tu possa meravigliarti e urlare e dire le parolecce e venir rimproverato e piangere e poi ridere di nuovo. Che tu faccia scoperte incredibili, fuori dallo schermo e fuori di casa. Che la vita ti sorprenda – come è giusto che sia. Io dal canto mio sarò sempre “eccessivamente” lì accanto.

Buon compleanno.